Colonscopia

Ultimo aggiornamento: 3 gennaio 2018

Tempo di lettura: 2 minuti

Di che cosa si tratta?

La colonscopia è un esame diretto della superficie intestinale e delle sue eventuali alterazioni. Forma, decorso, calibro e colore delle viscere vengono analizzati tramite l’introduzione nel canale anale di un tubo flessibile (sonda) collegato a una fonte di luce e munito di microcamera.

A seconda della porzione di intestino che si esamina, si parla di rettosigmoidoscopia se vengono visualizzati con un tubo rigido solo gli ultimi 50-60 cm circa del tratto digestivo, costituiti dal retto e dalla parte finale del colon chiamata "sigma", oppure di pancolonscopia (o, più brevemente, colonscopia) se si fa risalire uno strumento più lungo e flessibile nell’intestino crasso, fino a raggiungere l'ultimo tratto dell'intestino tenue, quando ciò è possibile.

È bene ricordare che in circa il 10 per cento dei casi, l'esplorazione completa del colon può non riuscire per conformazione individuale o per precedenti interventi chirurgici all'addome.

Poiché quasi due terzi dei tumori del colon-retto si trovano nel retto e nell'ultima parte del colon, i programmi di screening condotti nella popolazione apparentemente sana prevedono solo l'esecuzione della rettosigmoidoscopia, più rapida e meno impegnativa per il paziente in termini sia di preparazione sia di fastidio. La pancolonscopia è di solito riservata all'accertamento delle cause di sintomi di vario tipo o alle persone a maggior rischio, per esempio per il fatto di avere casi di tumore del colon in famiglia, per il ritrovamento di sangue occulto nelle feci o il precedente riscontro di polipi.

Come si esegue?

Durante l’esecuzione dell’esame, il paziente è sdraiato sul fianco sinistro, con le cosce flesse sul bacino e le ginocchia piegate (rannicchiato). Per garantire una migliore visualizzazione della mucosa, durante l'esame occorre distendere le pareti intestinali, insufflando anidride carbonica attraverso lo strumento stesso.

Nel caso in cui il medico, retraendo lo strumento, veda una lesione sospetta (non necessariamente la spia di una malattia tumorale, ma la possibile manifestazione di una malattia infiammatoria o di altra natura), può prelevarne alcuni frammenti per l’analisi al microscopio (esame istologico) con apposite pinze introdotte attraverso lo stesso strumento utilizzato per guardare (biopsia). Durante l'indagine si possono asportare anche direttamente eventuali polipi, cioè protuberanze che sono per lo più di natura benigna, ma che se fossero lasciate in sede potrebbero con il passare del tempo degenerare in tumori maligni. Il prelievo è indolore, perché la parete interna dell’intestino non ha sensibilità al dolore.

È un esame che possono fare tutti?

Le vere e proprie controindicazioni all'esame sono poche e legate a un malessere improvviso e grave che faccia sospettare condizioni quali una dilatazione del colon su base infiammatoria (chiamata megacolon tossico), oppure una diverticolite acuta o una perforazione intestinale. Sempre per evitare di provocare una perforazione intestinale nel corso dell'esame, questo non va eseguito in caso di sospetto di lesioni ulcerose profonde, come in pazienti con morbo di Crohn né, in generale, nelle prime settimane dopo un intervento chirurgico all'addome. È preferibile, poi, non programmare l'indagine nel periodo immediatamente successivo a un infarto, a causa del rischio di innesco di aritmie da parte della procedura. Le attuali linee guida non raccomandano la profilassi antibiotica per le procedure gastrointestinali o urogenitali come gastroscopia, colonscopia, citoscopia ed ecocardiografia trans-esofagea.

I pazienti in terapia anticoagulante o antiaggregante devono rivolgersi al medico curante o al servizio di endoscopia almeno sette giorni prima per definire l’eventuale sospensione della terapia (non necessaria per l’aspirinetta; consigliabile per gli altri antiaggreganti e per gli anticoagulanti orali).

Non vanno interrotte di propria iniziativa le cure per abbassare la pressione o per altre malattie croniche: i farmaci presi abitualmente tutti i giorni devono essere assunti normalmente anche la mattina dell'esame, a meno di indicazioni contrarie da parte del medico.

È necessario sospendere qualche giorno prima dell’esame l'assunzione di integratori e medicinali contenenti ferro (colora la mucosa) e del carbone vegetale, che talvolta si prende per assorbire l'aria nell'intestino.

I pazienti portatori di pace-maker devono informare il personale al momento della prenotazione. Il paziente deve essere accompagnato da chi possa guidare in sua vece in quanto riceverà una premedicazione con farmaci ad azione sedativa in vena (a meno di un suo mancato consenso).

In previsione di possibili biopsie o asportazione di polipi, vengono richiesti i referti di recenti esami dell’emocromo e del tempo di protrombina (PT) e di tromboplastina parziale (PTT), per valutare la probabilità di un sanguinamento più abbondante e mettere in atto le necessarie misure.

Occorre qualche tipo di preparazione particolare all'esame?

Sì, la preparazione alla colonscopia è fondamentale per la riuscita dell'esame. È anche uno degli aspetti più fastidiosi dell'indagine, perché richiede il giorno precedente e talvolta anche la stessa mattina dell'esame particolari restrizioni alimentari e la completa pulizia dell'intestino, attraverso l'uso di purganti e clismi.

Al momento della prenotazione, ogni centro consegnerà un foglio con precise istruzioni al riguardo. È molto importante seguirle scrupolosamente per non dover ripetere la procedura una seconda volta, nel caso la parete dell'intestino non sia sufficientemente libera per essere ben esaminata. È bene leggere già al momento della prenotazione le indicazioni a proposito, e annotare sul calendario la data in cui cominciare la preparazione all’esame. Alcuni centri chiedono di cominciare a sospendere l'assunzione di frutta e verdura con i semini (come uva, kiwi, fichi, fragole, melanzane, pomodori e così via) già nei 10 giorni precedenti l'appuntamento, ma generalmente le restrizioni più decise sono limitate ai due-tre giorni prima dell'esame, nei quali ci si deve astenere da tutti gli alimenti ricchi di scorie, come frutta, verdura, pasta e cereali integrali, mentre è possibile mangiare uova, carne, pesce, brodo, spremute, succhi di frutta, passate, omogeneizzati e, in piccole quantità, pasta e pane di farina raffinata. Dal giorno o dalla sera prima dell'esame occorre attenersi, di solito, a una dieta totalmente liquida: si potranno quindi assumere solo brodo di dado (non vegetale), acqua, camomilla, tisane, succhi di frutta senza polpa, bevande analcoliche, caffè o tè senza latte, eventualmente con zucchero o miele. Il pomeriggio precedente all'appuntamento sarà totalmente impegnato nell'assunzione dei purganti o dall'effettuazione di enteroclismi. I lassativi sono formulati in bustine da sciogliere in acqua in tre-quattro litri di liquido da bere nel giro di cinque-sei ore. Per ridurre la nausea che ciò può provocare è meglio che la bevanda lassativa sia fresca e che venga bevuta a piccoli sorsi. Se la nausea è importante o provoca vomito, si può chiedere al medico di prendere un farmaco contro questi sintomi, in modo da riuscire ad assumere tutta la bevanda. Se provoca vomito ripetuto e/o forti dolori addominali occorre sospenderne l’assunzione. Di solito viene prescritto anche l'uso di clisteri o enteroclismi con acqua tiepida nelle ore che precedono l'indagine: la preparazione si può considerare riuscita quando fuoriesce liquido limpido e trasparente. Modalità e orari possono cambiare se l'appuntamento è al mattino o al pomeriggio: nel primo caso si comincia la procedura nel pomeriggio del giorno prima, non troppo tardi per non interferire col sonno; nel secondo la soluzione lassativa va presa per metà la sera prima e per metà al mattino, purché la sua assunzione sia sospesa almeno quattro ore prima dell'appuntamento.

Le donne in gravidanza o che allattano, le persone diabetiche o con grave insufficienza renale, cardiaca o respiratoria, allergiche o con altre malattie infiammatorie dell’intestino come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa e quelle in terapia con bifosfonati per l’osteoporosi, devono segnalare il loro caso all'atto della prenotazione, così che venga loro prescritto un lassativo idoneo.

L'esame è doloroso o provoca altri tipi di disagio?

Soprattutto nel caso di una pancolonscopia e in relazione alle caratteristiche anatomiche individuali (come quando ci sono aderenze oppure una disposizione anomala delle anse intestinali), l'esame può effettivamente essere fastidioso e a volte anche doloroso. Gli strumenti utilizzati per l'indagine sono molto sottili, flessibili e lubrificati in modo da arrecare il minor fastidio possibile, ma nei casi in cui occorre dilatare tratti intestinali ristretti, insufflando aria o superare le curvature del viscere, la procedura può essere fastidiosa per il paziente.

Oltre al senso di gonfiore e alla sensazione di dover evacuare, è normale avvertire un po' di crampi: se dovessero farsi particolarmente dolorosi, è meglio avvisare il medico che sta eseguendo l'esame. È molto raro che compaiano disturbi più importanti, come nausea, conati di vomito, sudorazione.

Se non ci sono particolari controindicazioni mediche, si possono prevenire i disturbi creati dalla procedura somministrando un antidolorifico e un tranquillante, che lasciano il soggetto sveglio e in grado di collaborare compiendo determinati movimenti per facilitare l'esecuzione dell'esame. Solo in casi molto particolari e in centri attrezzati, si ricorre a una sedazione profonda durante la procedura, che addormenta completamente il paziente.

L'esame comporta rischi immediati?

La colonscopia di per sé è un esame considerato sicuro, ma non è mai possibile escludere totalmente le complicazioni rare, in particolare la perforazione dell'intestino e la comparsa di emorragie, quando si asportano grossi polipi. La perforazione, cioè l'apertura accidentale di un foro nella parete intestinale, può rendere necessario un immediato intervento chirurgico di riparazione e la somministrazione di una forte cura antibiotica. Le perdite di sangue che si possono verificare togliendo i polipi vengono invece cauterizzate immediatamente attraverso lo strumento, in modo indolore. Se l'emorragia è importante, può essere necessario il ricorso a trasfusioni; solo nel caso di sanguinamento eccezionale, ci vorrà un intervento chirurgico per interromperlo.

I farmaci per far sopportare meglio l'indagine e renderla più facile e meglio sopportabile (ansiolitici, antidolorifici, antispastici) vengono somministrati di solito in una vena del braccio, con i possibili inconvenienti legati a questa via di somministrazione: può capitare, per esempio, che la vena si infiammi e il braccio si gonfi, ma la guarigione avviene spontaneamente o con l'aiuto di pomate antinfiammatorie, nel giro di qualche giorno. I sedativi possono talvolta provocare, oltre alla sonnolenza, secchezza della bocca e annebbiamento della vista. Raramente, per lo più in soggetti predisposti, si sono verificate aritmie cardiache o reazioni gravi, tali da richiedere un intervento medico: per evitarle è importante comunicare al personale sanitario eventuali allergie o intolleranze.

L'esame comporta rischi a lungo termine?

No, ma nelle ore successive alla sua conclusione ci sarà ancora qualche crampo e senso di gonfiore, a causa del gas insufflato nel colon per distenderne le pareti.

Se però nelle ore o nei due-tre giorni successivi all'indagine, dovesse comparire un dolore addominale accompagnato da febbre inspiegabile, vomito o perdite di sangue ripetute, eventualmente con vertigini e debolezza, è meglio rivolgersi al pronto soccorso (vedi complicanza perforativa).

Dopo l'asportazione di un polipo è normale che si verifichino, per diversi giorni, piccole perdite di sangue attraverso il retto, ma solo se la loro quantità è notevole occorre sospettare una perforazione o di un gettito da un vaso che non si chiude.

Quanto dura l’esame?

La durata dell'esame dipende dalla lunghezza dell’intestino esplorato e dalla necessità di effettuare piccoli interventi come l'asportazione di un polipo. Una semplice rettosigmoidoscopia può durare solo cinque minuti, che possono arrivare a 15 nel caso ci siano polipi da togliere; per effettuare una pancolonscopia ci vuole un po' più di tempo, da 30 fino a 45 minuti.

Alla fine posso andare subito a casa o devo restare in osservazione? Per quanto?

Dopo una rettosigmoidoscopia senza sedazione ci si può subito rivestire e andare a casa. Se invece sono stati somministrati tranquillanti, di solito si viene invitati a fermarsi per una trentina di minuti, in attesa di recuperare la piena lucidità. Se si ha sete, in questa fase si può bere un po' d'acqua.

Posso riprendere subito la mia vita normale o devo avere particolari accortezze?

Una volta riaccompagnati a casa, è bene restare a riposo tutto il giorno. Per 24 ore non si può guidare né praticare altre attività che richiedano attenzione e riflessi pronti, né maneggiare attrezzi pericolosi, né assumere bevande alcoliche. Già nel giorno in cui si è stati sottoposti all'esame si può riprendere a mangiare normalmente, cominciando da cibi leggeri. Si può poi tornare alle proprie abitudini alimentari consuete, così come all'assunzione dei farmaci che erano stati eventualmente sospesi, secondo i tempi indicati dal medico.

Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.

  • Agenzia Zadig