Il cancro si può curare con il vischio?

No, per ora non vi sono studi di qualità sufficiente effettuati in esseri umani che consentano di dire che il vischio può essere considerato un farmaco anticancro, soprattutto se somministrato da solo e non associato a chemioterapici di sicura efficacia.

Ultimo aggiornamento: 30 novembre 2017

Tempo di lettura: 7 minuti

In sintesi

  • Il vischio è una pianta semiparassitaria e velenosa, molto comune in Europa, utilizzata in medicina tradizionale fin dai tempi antichi.
  • In alcuni Paesi se ne vendono degli estratti ed è molto usata nella medicina omeopatica e antroposofica come terapia anticancro, da sola o più spesso in associazione con chemioterapia e radioterapia classica.
  • È una delle medicine alternative più studiate. Sono state condotte numerose ricerche cliniche, la maggior parte delle quali risulta purtroppo di scarsa qualità metodologica e quindi inutile a fornire risposte sull'efficacia reale della sostanza.
  • Alcune ricerche in laboratorio hanno mostrato un effetto degli estratti di vischio sul sistema immunitario, ma tali effetti non si sono mantenuti in studi con un numero sufficiente di pazienti e di qualità adeguata.
  • Alcuni studi mostrano che i pazienti trattati col vischio insieme alle cure classiche hanno una migliore qualità della vita e meno sintomi negativi, ma questo può anche essere un effetto dovuto a una migliore presa in carico e un miglior ascolto da parte del medico che somministra terapie complementari.
  • Il National Cancer Institute statunitense ha condotto un'ampia revisione della letteratura sul tema e sconsiglia l'uso del vischio al di fuori di studi sperimentali ben progettati e comunque sempre in associazione con le terapie di sicura efficacia come chemio e radioterapia, poiché non vi sono dimostrazioni di un effetto anticancro della sostanza.

Che cos'è il vischio?

Il vischio è una pianta infestante semiparassitaria utilizzata in medicina alternativa e complementare fin dall'antichità. il vischio è infatti menzionato nei trattati di medicina dei Druidi come dei Greci. L'uso degli estratti di vischio per curare i tumori è particolarmente frequente nella medicina omeopatica e antroposofica, di origine germanica, tanto che il suo utilizzo è frequente soprattutto nei paesi di lingua tedesca e gli studi sono stati condotti soprattutto in Svizzera e Germania.

Numerosi studi condotti in laboratorio tra gli anni '80 e i primi anni 2000 hanno dimostrato un effetto citotossico indiretto degli estratti di vischio: cellule cancerose coltivate in laboratorio morivano grazie al rilascio di sostanze da parte dei linfociti. Negli stessi anni sono stati condotti numerosi studi, sia in cellule isolate sia in animali di laboratorio, che mostrano come il vischio possa potenziare le difese immunitarie.

Sono due le componenti del vischio ritenute responsabili di questi effetti: le vischiotossine, piccole proteine che stimolano i linfociti a produrre interleuchine; e le lectine, molecole complesse capaci di legarsi esternamente alle cellule del sistema immunitario regolandone la funzione. Inoltre altri studi hanno dimostrato un effetto antiangiogenesi del vischio: sarebbe in grado di bloccare (sempre in studi preclinici, quindi in laboratorio e con animali) la proliferazione dei vasi sanguigni che porta nutrimento ai tumori.

Grazie a queste prove sperimentali, il vischio è stato classificato chimicamente tra le sostanze in grado di modificare le risposte biologiche dell'organismo. Si tratta di un gruppo eterogeneo di sostanze utilizzate da sole o in combinazione per curare il cancro o per ridurre gli effetti collaterali delle terapie classiche. Gli studi sulla capacità del vischio di inibire la crescita cellulare negli animali hanno però portato a risultati variabili e poco riproducibili.

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Come si somministra?

Gli estratti di vischio sono commercializzati sotto vari nomi, ma sono quasi sempre ottenuti dalla lavorazione del Viscum album (o vischio europeo). Esistono altri tipi di vischio che non sono stati studiati in laboratorio. Questo è importante perché la concentrazione di sostanze attive può variare non solo in base al tipo di vischio ma anche della pianta sulla quale il vischio si sviluppa (essendo una pianta parassitaria, si appoggia ad altre piante per crescere).

Esistono anche preparazioni omeopatiche di vischio in cui, con gli strumenti della chimica moderna, non è possibile indentificare tracce misurabili della sostanza attiva.

Gli estratti di vischio sono in genere somministrati per iniezione sottocutanea, ma talvolta anche per bocca o endovena. In Europa esistono tutte le formulazioni; negli Stati Uniti, dove la FDA, l'ente regolatore per la registrazione dei farmaci, richiede prove di efficacia per i farmaci iniettabili, il vischio iniettabile non è autorizzato per la cura del cancro.

Infatti nel passaggio dagli studi di laboratorio agli studi negli esseri umani, le promesse del vischio non si sono mantenute, a riprova del fatto che un'azione biologica in laboratorio può non presentarsi affatto (o presentarsi in misura molto ridotta) nell'organismo umano intero. Questo vale non solo per gli estratti di piante come il vischio, ma anche per i farmaci di sintesi prodotti dalle industrie farmaceutiche che, nella stragrande maggioranza dei casi, non superano la prova del passaggio dal laboratorio all'uomo.

Cosa dicono gli studi clinici sull'uomo?

Il National Cancer Institute statunitense ha condotto un'ampia revisione della letteratura degli studi clinici, concludendo che "vi sono debolezze importanti in quasi tutte le sperimentazioni, tali da sollevare dubbi sui risultati. Le debolezze comprendono: un numero di pazienti troppo basso; informazioni incomplete sui pazienti, sul dosaggio del vischio e problemi nel progetto della sperimentazione".

Uno studio retrospettivo condotto in Europa tra il 1993 e il 2000 ha valutato l'uso dell'estratto di vischio come terapia adiuvante in 800 pazienti trattati con chemioterapia o radioterapia per cancro del colon non metastatizzato. Secondo lo studio, chi usava il vischio (insieme agli altri trattamenti) aveva meno effetti collaterali, un miglior controllo dei sintomi e una durata della vita libera da malattia più lunga di quelli che non lo avevano assunto.

Uno studio del 2013 sull'uso del vischio nel cancro del pancreas avanzato e metastatico condotto in 220 pazienti mostra un aumento della sopravvivenza e una riduzione dei sintomi come nausea, stanchezza, diarrea per quelli trattati con vischio, sempre in aggiunta agli altri trattamenti, rispetto a quelli non trattati. Lo studio è stato però criticato da molti esperti di metodologia della ricerca e non è stato incluso in successive revisioni. Ciò nonostante viene spesso citato a sostegno dell'utilizzo del vischio, in particolare per la parte che riguarda la sopravvivenza, poiché gli strumenti statistici utilizzati fanno risultare un effetto particolarmente positivo della cura alternativa.

Un vecchio studio della fine degli anni '80 ha invece valutato il vischio nel tumore polmonare non a piccole cellule in 312 pazienti, un gruppo molto ristretto rispetto a quanto è diffusa questa malattia. Non si sono visti effetti positivi sulla sopravvivenza né negativi sulla crescita del tumore, ma i pazienti trattati con vischio riferivano una migliore qualità della vita.

Nel 2002 il National Center for Complementary and Integrative Health (NCCIH) statunitense, insieme alla National Cancer Institute, ha lanciato uno studio di fase 1 con estratti di vischio e gemcitabina (un chemioterapico classico) in tumori solidi in stadio avanzato. Nel complesso non si sono notati miglioramenti in termini di sopravvivenza, ma la combinazione non risulta tossica e non vi sono interazioni negative tra le due sostanze (il vischio e le sue bacche, al naturale, sono velenosi per cui è importante valutare una eventuale tossicità degli estratti).

Data la grande quantità di studi pubblicati, ciascuno con pochi pazienti, sono state condotte revisioni e metanalisi per cercare di tirare le somme. Una revisione di 26 studi clinici randomizzati dimostra in 22 casi un miglioramento della qualità della vita e dei sintomi collaterali al tumore. L'analisi del National Cancer Institute riferisce però che molti di questi studi sono di bassa qualità scientifica. Lo stesso problema è presente in studi che si sono concentrati sull'evoluzione del tumore: alcuni mostrano dei benefici, in combinazione con chemio e radioterapia, ma di nuovo ci sono problemi qualitativi nel modo con cui le ricerche sono state condotte, tanto che un'ultima revisione dei 10 studi più recenti non dimostra alcun vantaggio nell'uso del vischio né sulla progressione della malattia né sulla qualità della vita.

Una importante revisione pubblicata nel 2013 da Lancet Oncology conclude: "Dato che si tratta di una terapia molto popolare, il vischio è stato più volte studiato in sperimentazioni cliniche per valutarne l'efficacia, anche se in molti casi vi sono chiare mancanze metodologiche [...]. Nel 2008 una revisione Cochrane ha cercato di fare un punto generale della letteratura scientifica. I revisori non hanno trovato prove a supporto dell'efficacia per nessuno degli obiettivi che riguardavano il cancro".

Ulteriori studi sono in corso, in Europa e nel resto del mondo, ma le conclusioni del National Cancer Institute sono chiare: "Al momento l'uso del vischio nella cura del cancro non può essere raccomandato se non nel contesto di studi clinici ben progettati. Questi studi saranno molto utili per capire più chiaramente se il vischio può essere efficace nel trattare uno specifico sottogruppo di pazienti".

  • Agenzia Zoe