La viroterapia è in grado di curare i tumori?

No, non ci sono prove scientificamente valide che dimostrino che preparati a base di virus oncolitici, sebbene usati sperimentalmente in alcuni specifici casi, possano curare i tumori in modo indiscriminato.

Ultimo aggiornamento: 8 gennaio 2018

Tempo di lettura: 8 minuti

In breve

  • La viroterapia è un metodo sperimentale, entrato per pochi tipi di cancro nella pratica clinica, che utilizza la capacità di alcuni virus di infettare prevalentemente le cellule tumorali per tentare di distruggere i tumori.
  • Finora gli esperimenti di viroterapia hanno ottenuto limitati risultati, con problemi da risolvere per un'ampia applicazione clinica, sui quali gli scienziati stanno ancora lavorando.
  • Ciò nonostante su Internet viene commercializzata una preparazione del virus ECHO-7, nota col nome di Rigvir, approvata solo dalle autorità sanitarie della Lettonia e che viene proposta come terapia per il melanoma e per molti altri tipi di tumore.
  • Non ci sono studi clinici condotti seguendo le norme della buona ricerca scientifica che permettano di affermare che le preparazioni viroterapiche vendute online abbiano effetti terapeutici per la cura dei tumori.

La storia

Rigvir è il nome commerciale di una preparazione contenente ECHO-7, un virus della famiglia degli echovirus. Gli echovirus sono stati isolati nelle feci di alcuni bambini, in cui causano episodi febbrili acuti. La preparazione, che va sotto il nome di Rigvir, è prodotta e utilizzata da una clinica situata in Lettonia, l'unico Stato in cui ha ricevuto l'approvazione per l'immissione in commercio. L'autorizzazione è stata rilasciata per il trattamento del melanoma, ma ne viene fatto un utilizzo off-label (ossia al di fuori delle condizioni autorizzate) per molti tipi di tumore.

Negli anni '60, la virologa lettone Aina Muceniece aveva osservato che alcuni echovirus erano in grado di infettare e distruggere le cellule del melanoma. Uno di questi virus, ECHO-7, era stato somministrato a pochi pazienti con tumore in stadio avanzato. Il virus non era risultato pericoloso per il paziente e in alcuni casi era stata notata una riduzione del tumore. L'effetto era comunque molto limitato, perciò era stato proposto di usare il virus dopo la rimozione chirurgica della massa tumorale. Dopo anni di oblio, l'interesse per le ricerche di Ania Muceniece si è risvegliato negli anni '90. Nel 2004 in Lettonia, senza che ci fossero stati sostanziali progressi nella ricerca, è stato rilasciato un brevetto nazionale per l'uso di ECHO-7 con il nome commerciale Rigvir (in omaggio alla citta di Riga, capitale della Lettonia).

Le ricerche e le pubblicazioni su cui si basa l'autorizzazione per la commercializzazione sono di scarsa qualità . Si tratta di studi retrospettivi con pochi casi: qualche paziente che aveva anche assunto il preparato viroterapico insieme a molti altri farmaci ha segnalato un miglioramento. Ovviamente non è possibile, in questi casi, attribuire i risultati a un trattamento piuttosto che all'altro.

Non ci sono prove dell'efficacia ottenute mediante una sperimentazione rigorosa. Mancano completamente studi di fase 3 (il livello più alto tra quelli richiesti per la commercializzazione di un farmaco), randomizzati controllati, ossia studi in cui i pazienti vengono divisi in modo casuale (random) in due gruppi, uno che riceve la terapia in studio, l'altro, di controllo, che riceve un trattamento standard, un placebo o nessuna terapia. Nonostante ciò, la terapia viene ampiamente pubblicizzata attraverso siti internet e gruppi di pazienti e, negli ultimi anni, anche malati italiani hanno speso ingenti somme per recarsi in Lettonia. Nel 2017 alcune associazioni mediche, tra cui quella degli oncologi, hanno scritto al Ministero della Salute criticando il fatto che tale cura fosse inclusa tra i farmaci rimborsati dal sistema sanitario della Lettonia, il che, in base alle norme europee, potrebbe aprire la porta ad approvazioni sull'intero territorio europeo di una cura di non provata efficacia. I dati utilizzati per ottenere il brevetto non sono stati infatti ritenuti sufficienti per ottenere l'approvazione alla commercializzazione negli Stati Uniti e in Giappone.

Nonostante in Lettonia la cura sia registrata solo per il trattamento del melanoma, chi la pubblicizza la propone anche per il tumore del seno, della prostata, del polmone, del fegato e molti altri. Non sono mai stati pubblicati su riviste scientifiche dati che dimostrino l'efficacia della terapia in nessuno di questi tumori. A sostegno della terapia vengono portate solo testimonianze di pazienti che dicono di essere guariti. È importante far notare come alcuni di questi pazienti avessero un melanoma a uno stadio iniziale e abbiano usato il preparato solo dopo la rimozione chirurgica del tumore: in questi casi, normalmente, l'intervento chirurgico è risolutivo e non è necessaria alcuna terapia. Le storie di queste persone non sono quindi prove di efficacia della cura. Non a caso, il preparato è venduto anche su siti o in cliniche dove vengono proposte altre terapie prive di presupposti scientifici.

Cos'è la viroterapia oncolitica

Come spesso accade nel caso delle cure non basate su prove scientifiche, anche in questo caso vi è un nucleo di verità intorno alla quale è stata costruita la "bufala".

Esistono davvero alcuni virus, detti oncolitici, che infettano e distruggono le cellule tumorali. Questi virus "preferiscono" le cellule tumorali a quelle sane perché le prime perdono alcuni sistemi di difesa. Un esempio di virus che infetta più facilmente le cellule tumorali di quelle sane è il virus della parotite (orecchioni). Altri virus, come il virus del morbillo, possono essere modificati in laboratorio perché infettino le cellule tumorali.

Obiettivo della viroterapia oncolitica è utilizzare dei virus per distruggere i tumori. Le osservazioni iniziali risalgono ai primi del Novecento, con fra gli altri alcuni studi italiani: il dottor Nicola Di Pace osservò la regressione di tumori della cervice uterina a seguito di vaccinazione antirabica. In successivi studi, negli anni '50, fu osservato che in alcuni pazienti il tumore si era rimpicciolito in seguito a un'infezione virale. Utilizzando metodi di ingegneria genetica per modificare i virus, i ricercatori hanno iniziato a valutare la viroterapia oncolitica in cellule tumorali coltivate in laboratorio.

La messa a punto della viroterapia oncolitica non è semplice. Bisogna selezionare un virus che, per sua natura o dopo essere stato modificato, risulti "attenuato", ossia incapace di provocare i danni tipici di un'infezione virale. Si apportano delle modifiche per fare sì che il virus riconosca le cellule tumorali bersaglio, le raggiunga e riesca a moltiplicarsi nelle cellule una volta entrato. Mentre per curare un melanoma è possibile iniettare il virus direttamente nella massa, per curare un tumore che cresce all'interno del corpo e ha formato metastasi è necessario somministrarlo all'intero organismo. Poiché il virus iniettato in vena viene subito catturato dai globuli bianchi, è necessario modificare il virus per impedire che venga "sequestrato" dai meccanismi di difesa.

Esistono ovviamente dei rischi legati all'utilizzo dei virus. Si tratta infatti di organismi che hanno la capacità di mutare: non è possibile escludere che il virus iniettato in un paziente acquisti di nuovo la capacità di provocare i danni tipici dell'infezione virale. La somministrazione di farmaci assieme ai virus per potenziare la sua diffusione potrebbe favorire l'infezione delle cellule sane. Le concentrazioni di virus necessarie per distruggere il tumore sono probabilmente molto alte e queste dosi potrebbero risultare tossiche per l'organismo. Anche la manipolazione genetica dei virus potrebbe portare a tossicità inattese. Pur tuttavia la ricerca ha già contribuito a ridurre parte di questi rischi, al fine di rendere questi trattamenti il più possibile sicuri.

Leggi anche

A che punto è la ricerca

Sono in corso numerose sperimentazioni. Risultati promettenti sono stati raggiunti per il melanoma, iniettando direttamente nel tumore un Herpes virus geneticamente modificato. Questo, oltre a distruggere le cellule, rilascia una proteina (chiamata GM-CSF) che stimola il sistema immunitario. In uno studio che ha coinvolto più di 400 pazienti con melanoma, metà sono stati trattati col virus e metà con la proteina GM-CSF. La massa tumorale si è ridotta (e l'effetto è durato almeno 6 mesi) in quasi un terzo dei pazienti trattati con il virus. La Food and Drug Adminstration (FDA) e l’Agenzia europea per le medicine, che regolamentano rispettivamente negli Stati Uniti e in Europa l’approvazione e l'uso dei farmaci, hanno stabilito nel 2015 che si tratta di una terapia efficace per il melanoma non operabile.

Sulla rivista della Mayo Clinic è stato pubblicato uno studio preliminare con risultati incoraggianti per la cura del mieloma. I ricercatori hanno usato il virus del morbillo geneticamente modificato per trattare due donne colpite da mieloma multiplo metastatico a uno stadio molto avanzato. È stato scelto il virus del morbillo perché preferisce infettare le cellule del midollo osseo, la sede da cui originano le cellule di mieloma. Dopo il trattamento con dosi elevatissime di virus oncolitico, i tumori sono regrediti. In una paziente il tumore è tornato a peggiorare dopo soli due mesi, mentre nell'altra l'effetto è durato più di sei mesi. Si tratta di un risultato positivo, che andrà però confermato con numeri maggiori di pazienti. Quando la notizia di questo studio è uscita sui giornali, l'informazione è stata stravolta ed è stato detto che il virus del morbillo cura i tumori. Il virus utilizzato nello studio era una forma modificata del virus del morbillo e non la forma comune. Inoltre ne era stata usata una quantità pari a quella necessaria per vaccinare 10 milioni di persone. È stato anche sottolineato che, per evitare che fossero presenti anticorpi contro il morbillo, erano state scelte pazienti non vaccinate.

La ricerca sulla viroterapia oncolitica è molto attiva anche per altri tipi di tumore, e in associazione ai trattamenti di immunoterapia. Tuttavia c'è ancora molta sperimentazione da fare prima di un ampio utilizzo in clinica.

In conclusione

I virus oncolitici sono studiati nella ricerca oncologica perché hanno il potenziale di uccidere le cellule tumorali risparmiando quelle sane. Finora sono stati raggiunti buoni risultati nel trattamento dei tumori negli animali di laboratorio. I dati ottenuti nella sperimentazione clinica con esseri umani sono motivo di cauto e limitato ottimismo, come pure il protocollo approvato per il melanoma non operabile. Tuttavia i virus e i protocolli vanno ancora ottimizzati per potere essere usati ampiamente in modo efficace e sicuro in molti tipi di tumore. La viroterapia con Rigvir viene, invece, commercializzata senza essere stata sperimentata utilizzando criteri scientifici rigorosi. Non ci sono pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali di buona qualità che consentano ai medici e agli scienziati competenti di affermare che il Rigvir sia in grado di curare il melanoma o altri tumori.

  • Agenzia Zoe