Ormoni e cancro

Gli ormoni sono sostanze naturalmente presenti nel nostro corpo, fondamentali per regolarne le funzioni. Anche piccole alterazioni nelle loro quantità possono avere riflessi su tutto l'organismo, influendo anche sul rischio di cancro.

Ultimo aggiornamento: 10 maggio 2018

Tempo di lettura: 10 minuti

Cosa sono gli ormoni

Gli ormoni sono sostanze naturalmente presenti nell'organismo, fondamentali per regolarne le funzioni. Sono liberati nel circolo sanguigno da ghiandole che sono dette endocrine, perché riversano i loro prodotti all'interno dell'organismo, diversamente da quelle esocrine, per esempio quelle sudoripare, che secernono all'esterno.

Nelle ghiandole endocrine (per esempio la tiroide o l'ovaio) si possono sviluppare tumori benigni o maligni, i quali possono manifestarsi con un'aumentata o ridotta produzione dell'ormone relativo. Un'iperproduzione è più comune in caso di una proliferazione benigna, mentre la perdita di funzione e l'invasione del tessuto circostante, tipiche della trasformazione maligna, comportano più spesso una carenza dell'ormone.

Gli ormoni e il cancro

Tra le tante funzioni svolte dagli ormoni, alcune riguardano anche la proliferazione delle cellule: per questo alcuni di loro, se presenti in quantità eccessive, possono agire come fattori di crescita favorendo la crescita sregolata e quindi la comparsa di alcuni tumori. Data l'importanza del ruolo degli ormoni, le loro quantità sono regolate in maniera molto precisa per cui anche piccole alterazioni possono avere riflessi su tutto l'organismo. Livelli superiori alla norma di ormoni sessuali, estrogeni e androgeni, per esempio, possono favorire l'insorgere di tumori al seno o alla prostata.

Si possono assumere ormoni volontariamente sotto forma di farmaci prescritti dal medico, oppure inconsapevolmente da contaminanti presenti nell'ambiente. L'esposizione agli estrogeni nel corso della vita può cambiare in relazione a fattori individuali o riproduttivi (come l'età della prima mestruazione o della prima gravidanza, il numero dei figli, il tempo dell'allattamento) e in conseguenza agli stili di vita: il sovrappeso favorisce un eccesso di estrogeni perché, specie dopo la menopausa, il tessuto adiposo converte in estrogeni alcuni precursori prodotti dalle ghiandole endocrine. L'obesità causa anche un’eccessiva liberazione di insulina ed altri ormoni simili che possono agire come fattori di crescita.

Anche un eccessivo consumo di alcol e la scarsa attività fisica possono aumentare i tassi di estrogeni e di insulina, per cui l'effetto di queste abitudini poco salutari può contribuire al rischio di tumore al seno mediato da questi ormoni.

Gli ormoni come farmaci

Partendo dall'osservazione che alcuni ormoni favoriscono lo sviluppo dei tumori, i ricercatori hanno messo a punto molecole che contrastano l'azione ormonale. Un esempio è il tamoxifene, un anti-estrogeno che mima in parte l'azione degli estrogeni, ottenendo però l'effetto opposto, cioè di proteggere dal tumore del seno e dalle sue ricadute. In alcuni tumori, come quello del seno o della prostata, il trattamento ormonale con antagonisti rappresenta quindi un caposaldo della profilassi e della cura.

Altri farmaci a base di ormoni sono assunti come terapia sostitutiva in caso di carenza patologica (per esempio l'ormone della crescita GH nelle basse stature da difetto ormonale) o dopo l'asportazione chirurgica della ghiandola (per esempio la tiroide, asportata perché con grosso gozzo o perché iperfunzionante), oppure per il trattamento dei sintomi della menopausa o a scopo contraccettivo.

In tutti questi casi, rischi e benefici devono essere di volta in volta soppesati, perché, come si è detto, alcuni trattamenti ormonali possono rappresentare fattori di rischio per l'insorgenza di tumori.

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Gli ormoni nella pillola contraccettiva

La pillola contraccettiva combinata a base di estrogeni e progestinici, che è la più comune, contiene ormoni simili a quelli che regolano il ciclo e influiscono anche nella loro versione naturale sul rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore ormono-dipendente nelle donne. In effetti molti studi hanno dimostrato che l'uso prolungato di contraccettivi orali si correla, in proporzione alla durata del trattamento e ad altri fattori di rischio, a un leggero aumento del rischio di tumore della cervice uterina e del seno, ma a un più significativo effetto protettivo contro i tumori dell’ovaio e dell’endometrio.

La maggior parte degli studi che hanno indagato il legame tra la pillola e i carcinomi del fegato sono invece per lo più negativi, non hanno cioè trovato associazioni significative.

Tumore della cervice uterina

È stato calcolato in passato che, dopo aver preso la pillola combinata per cinque anni le donne hanno un rischio di tumore della cervice quasi doppio rispetto a quello di chi non l'ha mai presa. È probabile tuttavia che l’associazione sia solo indiretta e legata all’infezione da HPV, ormai riconosciuta come causa di questo tumore. Con la diffusione della vaccinazione anti HPV  ci si aspetta che questa associazione possa quindi scomparire.

Tumore del seno

Più fondato invece è il legame della pillola estroprogestinica con il rischio di cancro al seno, dal momento che lo sviluppo e la crescita di questi tumori dipendono anche naturalmente dagli ormoni prodotti dall'organismo.

Sono stati condotti molti studi al riguardo, che, pur con le difficoltà di distinguere tra diverse formulazioni e dosaggi, in continua evoluzione nel tempo, mostrano in genere in chi prende la pillola a lungo e a partire da una giovane età un leggero aumento del rischio di tumore al seno. Questo però comincia a scendere non appena si interrompe il trattamento, ed entro 10 anni torna nella norma.

Quando si prendono contraccettivi orali è quindi ancora più importante sottoporsi regolarmente ai programmi organizzati di screening per il tumore del seno e della cervice, secondo schemi raccomandati a tutte le donne anche in base alle fasce di età: questo consente di individuare un'eventuale malattia oncologica in fase precoce.

Tumore dell’endometrio

Va anche detto che la pillola può esercitare un'azione protettiva contro il tumore dell'endometrio e dell'ovaio.

Uno studio pubblicato sull'importante rivista The Lancet Oncology ha stimato che negli ultimi 50 anni, nei Paesi più ricchi, circa 400.000 casi di tumore all’endometrio (su un totale di 3.400.000) si sarebbero potuti evitare con la sola pillola contraccettiva.

Tumore dell’ovaio

Ricerche effettuate sul legame con il cancro dell’ovaio danno risultati altrettanto incoraggianti, tanto che si sta valutando l’ipotesi di prescriverla a scopo profilattico alle donne che hanno avuto casi di questa malattia in famiglia. Nelle donne con mutazioni dei geni BRCA1 e 2 e quindi ad alto rischio familiare di sviluppare un cancro del seno o dell'ovaio, sembra che la riduzione del rischio di cancro ovarico sia del 50 per cento circa, controbilanciando ampiamente il leggero aumento del rischio di tumore al seno, per il quale, diversamente che per l’ovaio, disponiamo di più efficaci metodi di diagnosi precoce.

“Minipillola” a base di soli progestinici

La cosiddetta "minipillola" a base di soli progestinici è meno diffusa di quella combinata, per cui ci sono anche meno dati disponibili. Quelli esistenti suggeriscono che il suo profilo di rischio non si discosti molto da quello della pillola più diffusa, anche se una recente revisione sistematica sembra indicare che possa essere leggermente più sicura.

In conclusione, ogni donna deve valutare con il medico il proprio caso specifico, tenendo conto di altri possibili fattori di rischio personale per il cancro, ma anche di altri rari ma possibili effetti collaterali non oncologici, come trombosi ed embolie. Tra i fattori di rischio più importanti, che amplificano i possibili effetti indesiderati della pillola, c’è il fumo: una ragione in più per smettere.

Sul piatto della bilancia di rischi e benefici della pillola, pesa naturalmente il vantaggio di evitare una gravidanza indesiderata, oltre alle valutazioni oncologiche, per cui si ritiene che in genere i benefici sovrastino i possibili rischi, soprattutto nelle più giovani.

Gli ormoni in menopausa

Durante la menopausa le ovaie smettono di produrre estrogeni. Il calo dei livelli di questi ormoni può provocare diversi tipi di disturbi, molto variabili da donna a donna per qualità e quantità: sbalzi di umore, secchezza vaginale, vampate di calore, per citare i più comuni. In passato si consigliava di contrastare questi fenomeni ristabilendo i livelli ormonali pre-menopausa con una terapia sostitutiva a base di estrogeni a cui aggiungere i progestinici allo scopo di ridurre il rischio di tumore dell'endometrio (le donne che in precedenza, per varie ragioni, hanno avuto asportato l'utero, dovevano fare la cura solo con estrogeni).

Fino all'inizio degli anni Novanta si pensava che mantenere il tasso pre-menopausa di estrogeni potesse servire anche a proteggere dall'osteoporosi e soprattutto dal rischio di infarto e ictus, più alto nelle donne dopo la menopausa.

Un importante studio (WHI, Women's Health Initiative), condotto negli Stati Uniti con più di 16.000 donne in post menopausa e pubblicato all'inizio degli anni 2000, ha messo in discussione questi presupposti, dimostrando che il trattamento non solo non diminuiva il rischio cardiovascolare, ma aumentava in maniera significativa quello di tumore al seno. Il rilievo mediatico che venne dato alla notizia comportò un brusco calo del consumo di questi farmaci tra le donne. A conferma del legame di causa ed effetto, si osservò un altrettanto brusca riduzione dei casi di tumore al seno in quella popolazione.

Da allora le ragioni della cautela sono state sostenute dalla maggior parte degli studi indipendenti, compreso uno condotto in Gran Bretagna in un milione di donne (Million Women Study), che ha messo in evidenza che il rischio di cancro aumentava con il numero di anni di assunzione della pillola e che ai diversi tipi di trattamento sostitutivo si associano livelli diversi di rischio.

I risultati di questa ricerca suggeriscono che le donne in terapia sostitutiva estroprogestinica in menopausa abbiano un rischio di tumore al seno doppio rispetto a chi non ne ha mai fatto uso. Dopo cinque anni di trattamento questo rischio diventa anche maggiore e ne occorrono altri cinque dalla sua interruzione perché il rischio torni quello di partenza.

È importante sottolineare che questo aumento del rischio, per quanto significativo, è molto inferiore rispetto a quello provocato dal fumo o dal sovrappeso.

L'effetto del trattamento combinato estroprogestinico sul tumore all'endometrio è più complesso, mentre è certo che questa forma di cancro, così come quello all'ovaio, sia favorita dalle cure a base di soli estrogeni.

Effetti diversi sono stati osservati anche in relazione alle modalità di somministrazione, per bocca o per via transdermica (cerotto o gel).

In conclusione ogni donna dovrebbe soppesare accuratamente con il proprio medico il rapporto tra rischi e benefici del trattamento, che in ogni caso non dovrebbe mai essere assunto a scopo preventivo dell'osteoporosi ma solo per ridurre il disagio legato ai sintomi della menopausa, in caso sia davvero molto serio, alle più basse dosi e per il più breve tempo possibile.

Ormoni e doping

Alcuni ormoni sono purtroppo molto diffusi in alcuni ambienti e talvolta anche somministrati da medici sportivi senza scrupoli, sebbene siano proibiti alla pari di altre sostanze utilizzate illegalmente allo scopo di aumentare la massa muscolare e le prestazioni sportive.

È importante quindi ricordare che l'assunzione di queste sostanze è soprattutto una minaccia per la salute, oltre a mettere a rischio la carriera sportiva nel caso che l'uso sia scoperto.

L'uso di anabolizzanti, che stimolano la crescita dei tessuti, può favorire anche lo sviluppo dei tumori. Gli androgeni anabolizzanti, per esempio, possono provocare effetti che persistono anche dopo la loro sospensione, come impotenza e infertilità, danni permanenti al fegato e riduzione delle difese immunitarie. Il rischio maggiore però è di favorire la comparsa di tumori del fegato e del rene. L'ormone della crescita (GH), importante per trattare i bambini con deficit della crescita, somministrato a chi non ne ha bisogno sembra essere coinvolto nella formazione di diversi tipi di tumore, da quello del colon ai linfomi.

Anche l'eritropoietina, usata spesso, sebbene illegalmente, soprattutto nel ciclismo per aumentare la disponibilità di ossigeno per i muscoli, può essere molto pericolosa provocando trombosi. Il farmaco viene utilizzato talvolta dai medici nei malati oncologici per aumentare la produzione di sangue, ma non si può escludere che nei soggetti sani che non ne hanno bisogno possa favorire la comparsa di leucemie.

  • Agenzia Zadig