Ultimo aggiornamento: 26 aprile 2016
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Le radiazioni ionizzanti sono un fattore di rischio riconosciuto per l'insorgenza del cancro. Sono in grado di indurre lo sviluppo di quasi ogni forma di tumore anche se possono trascorrere molti anni tra l'esposizione alle radiazioni e la sua insorgenza.
La sensibilità alle radiazioni varia da organo a organo: il midollo osseo e la tiroide sono quelli maggiormente soggetti alla trasformazione indotta dalle radiazioni, per questo alcune forme di leucemia e il cancro della tiroide sono le neoplasie che si verificano più frequentemente e più precocemente nelle persone esposte a radiazioni ionizzanti.
Molto di quel che oggi sappiamo sul rapporto tra ionizzanti e cancro deriva da studi condotti su persone sopravvissute alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Poiché si trattò di condizioni di esposizione molto particolari, per lungo tempo è stato difficile comprendere se quelle conclusioni potessero essere applicate anche a livelli di esposizione più comuni. Negli anni recenti diversi studi hanno confermato che anche bassi livelli di esposizione possono dare origine alle trasformazioni a carico delle cellule che portano allo sviluppo del cancro. La quantificazione di questo rischio, tuttavia, è molto complessa: dipende infatti da diversi fattori come la dose a cui si è esposti e la durata dell'esposizione, il tipo di radiazione, le aree del corpo irradiate, l'età a cui si è entrati in contatto con le radiazioni.
In generale oggi è noto che:
In natura l'energia emessa da una fonte è definita radiazione. Occorre tuttavia distinguere tra radiazioni ionizzanti e non ionizzanti.
Sono radiazioni il calore sprigionato dalla resistenza di un forno tradizionale così come le onde di un forno a microonde, la luce visibile, le onde radio. Radiazioni sono anche i raggi X impiegati per esempio per una radiografia o i raggi gamma impiegati in esami diagnostici come la PET o emessi da alcuni elementi radioattivi.
Le radiazioni si diffondono sotto forma di onde elettromagnetiche; esistono però anche in forma di particelle subatomiche (è il caso delle particelle alfa e beta emesse da materiali radioattivi).
A distinguere queste diverse tipologie di radiazione sono le caratteristiche dell'onda a cui sono connesse, in particolare la lunghezza e la frequenza: le onde a maggiore lunghezza e minore frequenza trasportano meno energia, viceversa, quella corte e a maggiore frequenza trasportano più energia.
Le radiazioni ionizzanti sono una piccola parte di questo ampio spettro di radiazioni: sono quelle a maggiore energia. Proprio per questa caratteristica sono in grado di interagire con la struttura atomica della materia rimuovendo elettroni che orbitano intorno al nucleo e conferendo all'atomo una carica elettrica (ionizzandoli).
Fanno parte delle radiazioni ionizzanti i raggi X, quelli gamma, le particelle alfa e le particelle beta. Anche una porzione di raggi ultravioletti (quelli più vicini per lunghezza d'onda ai raggi X) ha proprietà ionizzanti.
Sono cancerogene per l'uomo solo le radiazioni ionizzanti e i raggi ultravioletti, sia provenienti dal Sole sia da altre fonti.
Così come avviene per la materia inanimata, le radiazioni ionizzanti possono interagire anche con gli atomi e le molecole costitutive degli esseri viventi. Il DNA, in particolare, è molto sensibile agli effetti esercitati dalle radiazioni.
Il DNA contiene le istruzioni per il corretto funzionamento dell'organismo. È inoltre decisivo che l'informazione in esso contenuta venga trasferita inalterata da cellula madre a cellula figlia. È per questo che l'integrità della sua struttura è fondamentale ed è salvaguardata da sofisticati meccanismi di riparazione.
Le radiazioni ionizzanti possono rompere i filamenti di DNA o indurne cambiamenti nella struttura, modificando l'informazione in esso contenuta. Inoltre possono alterare l'ambiente cellulare (per esempio l'acqua contenuta dentro o fuori le cellule) dando vita a radicali liberi, composti altamente reattivi che possono dare origine a molecole dannose per le cellule.
Come conseguenza di ciò, a seconda dell'entità di questi danni, la cellula:
Il cancro può essere la conseguenza di quest'ultima tipologia di danni.
Le radiazioni ionizzanti agiscono attraverso l'energia depositata nei tessuti: perciò i loro effetti biologici sono maggiori al crescere della dose a cui si è esposti. La dose assorbita dai tessuti viene misurata in Grays (Gy), mentre l'unità di misura impiegata per misurare l'effetto biologico delle radiazioni è il Sieverts (Sv).
I possibili effetti delle radiazioni ionizzanti sono di due tipi:
Le radiazioni ionizzanti non sono un qualcosa di estraneo alle nostre vite. Quotidianamente siamo esposti a una dose di radiazioni definita "fondo naturale di radiazione", proveniente dall'ambiente che ci circonda (radiazione cosmica e del suolo). Le altre fonti di esposizione sono le radiazioni prodotte dall'uomo per scopi non medici e quelle per scopi medici.
Il fondo naturale di radiazione è la maggiore fonte di radiazioni ionizzanti a cui siamo esposti. È vero che le altre tipologie di fonti possono produrre picchi più elevati, ma restano limitati nel tempo e nello spazio. Il fondo naturale di radiazione è invece una presenza costante nelle nostre vite: proprio per questo non è possibile sapere se ha effetti sulla salute. In media ogni essere umano è esposto a circa 2,4 millisievert (mSv) per anno, l'equivalente di 100 radiografie del torace. L'entità dell'esposizione varia però notevolmente a seconda della zona in cui si vive.
Il fondo naturale di radiazione deriva da diverse fonti:
Da circa un secolo l'uomo è in grado di sfruttare le proprietà delle radiazioni ionizzanti. Gli impieghi principali sono la produzione di armi e quella di energia.
Le radiazioni ionizzanti sono impiegate in medicina in tre aree:
Le radiazioni ionizzanti impiegate in tutte e tre le attività aumentano le probabilità di sviluppare il cancro. La maggior parte delle procedure comporta un rischio molto basso, bisogna tuttavia considerare che l'esposizione alle radiazioni da tutte le fonti si somma nel corso della vita e perciò ogni intervento medico che preveda l'utilizzo di radiazioni contribuisce all'aumento complessivo del rischio. In ogni caso, il rischio derivante da queste procedure va sempre comparato con i benefici attesi.
Negli ultimi decenni la diffusione di indagini diagnostiche che prevedono l'utilizzo di elevate dosi di radiazioni ionizzanti (in particolare la TC) è cresciuta notevolmente. Ciò ha consentito di giungere a diagnosi più affidabili e spesso precoci, aumentando le probabilità di guarigione. Tuttavia ha anche posto il problema degli effetti dell'esposizione ripetuta alle radiazioni ionizzanti.
Calcolare le probabilità di sviluppare un tumore come conseguenza dell'esposizione a radiazioni per test diagnostici è difficile. La quantità di radiazioni varia a seconda del test. Ma anche la tipologia di macchina utilizzata, la dimestichezza dell'operatore che esegue l'esame e la sua durata possono influenzare la quantità di radiazioni.
Ciò non toglie che lo svolgimento di un numero elevato di esami nel corso della vita possa contribuire in maniera significativa all'aumento del rischio di sviluppare un tumore. È perciò importante eseguire esami diagnostici che prevedano l'utilizzo di radiazioni ionizzanti (quali la TC) soltanto quando è realmente necessario e scegliere, laddove è possibile, l'esame che comporta la minore esposizione possibile.
Il tema è particolarmente importante durante l'infanzia. I bambini, infatti:
Ciò implica che per un bambino le probabilità di sviluppare un tumore come conseguenza di esami diagnostici, anche se rimane molto bassa, è maggiore che per un adulto che esegua lo stesso test.
Per questo si consiglia di eseguire la TC ai bambini solo quando veramente necessario prediligendo, quando è possibile, test che non prevedano l'utilizzo di radiazioni ionizzanti (per esempio la risonanza magnetica).
È stato inoltre osservato che, per i bambini, i livelli di esposizione sono più bassi se l'esame è eseguito in una struttura pediatrica.
Le radiazioni ionizzanti sono un modo efficace per trattare alcune forme di tumore. La radioterapia prevede l'utilizzo di radiazioni ionizzanti in dosaggi migliaia di volte più alte rispetto a quelle usate per la diagnosi. Le radiazioni vengono indirizzate direttamente contro la massa tumorale e, danneggiando le cellule cancerose, ne impediscono la proliferazione. Tuttavia il suo uso può produrre mutazioni nel DNA delle cellule che sopravvivono e queste possono, successivamente, dare vita a un nuovo tumore.
L'entità di questo rischio è molto bassa e comunque i benefici derivanti dal trattamento superano ampiamente i rischi.
Le probabilità di sviluppare un tumore dopo l'esposizione a radioterapia dipendono da diversi fattori:
Antonino Michienzi