Sarcoma di Kaposi

Questo sarcoma prende origine dalle cellule che ricoprono l'interno dei vasi sanguigni o linfatici e genera lesioni cutanee

Ultimo aggiornamento: 19 marzo 2019

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Cos'è

Il sarcoma di Kaposi è un tumore che prende origine dalle cellule che ricoprono l'interno dei vasi sanguigni o linfatici (cellule endoteliali) e può manifestarsi a livello di cute, mucose e organi interni.

La crescita incontrollata delle cellule endoteliali genera la comparsa di lesioni sotto forma di macchie rosso-violacee a livello della pelle, che di solito non danno sintomi particolari, ma possono mutare fino a trasformarsi in veri e propri noduli. Il primo a descrivere questo tumore fu l'ungherese Moritz Kaposi nella seconda metà dell'Ottocento: da lui prende il nome la malattia.

Quanto è diffuso

Il sarcoma di Kaposi è un tumore piuttosto raro, che in Italia rappresenta lo 0,2 pre cento circa di tutti i tumori diagnosticati negli uomini e lo 0,1 per cento di quelli diagnosticati nelle donne.

Ogni anno nel nostro Paese meno di 2 (1,8) uomini su 100.000 e meno di 1 (0,7) donna su 100.000 ricevono una diagnosi di sarcoma di Kaposi, ma l'incidenza, cioè il numero di nuovi casi in un anno, aumenta con l'aumentare dell'età e varia notevolmente tra le aree geografiche della penisola, con incidenza più alta nel Sud e punte massime nella zona di Sassari, dove è particolarmente presente un tipo di Herpes virus, denominato HHV8, che ne è causa. Recenti stime del Registro Nazionale Tumori (AIRTUM) parlano di meno di 1.000 nuovi casi di sarcoma di Kaposi diagnosticati in un anno in Italia: circa 700 negli uomini e 200 nelle donne. Oggi l'incidenza di questo tumore è stabile dopo la crescita registrata nella popolazione maschile negli anni Novanta del secolo scorso, in corrispondenza anche con la diffusione dell'infezione da virus HIV, che è uno dei fattori di rischio.

Chi è a rischio

Dal momento che il virus HHV8 (membro della famiglia degli herpes virus) è ritenuto indispensabile per l'insorgenza del sarcoma di Kaposi, le persone infettate da questo virus sono più a rischio di sviluppare tale tumore. Il virus da solo però non basta, dato che non tutte le persone infette vanno incontro anche a sarcoma di Kaposi. Complice della trasformazione in senso tumorale è un sistema immunitario debole e, per questo motivo, chi si sottopone a terapie che abbassano le difese immunitarie (dette immunosoppressive) per un trapianto o chi è affetto da malattie come l’AIDS che indeboliscono il sistema di difesa ha più probabilità di ammalarsi.

Prevenzione

Il sarcoma di Kaposi è associato all'infezione da HHV8 (noto anche come herpes virus del sarcoma di Kaposi o KSHV) contro il quale, al momento, non esistono vaccini efficaci.

L'unico tipo di prevenzione possibile è dunque cercare di evitare l'infezione. Qualora questa si presenti, si può tentare di rinforzare il sistema immunitario affinché il sarcoma di Kaposi non si manifesti. È importante anche evitare i comportamenti sessuali (rapporti non protetti, partner occasionali eccetera) che aumentano il rischio di contrarre l'infezione da HIV, a sua volta causa di indebolimento delle difese immunitarie.

È comunque molto difficile mettere in atto strategie di prevenzione efficaci dal momento che, a oggi, non sono ancora del tutto chiari i passaggi che portano allo sviluppo del sarcoma di Kaposi dopo l'infezione da HHV8.

Tipologie

A differenza degli altri tumori che vengono in genere divisi in sottogruppi sulla base delle caratteristiche delle cellule maligne, il sarcoma di Kaposi viene suddiviso partendo dal tipo di popolazione colpita e in base a tale classificazione si distinguono quattro principali tipi di tumore:

  • Epidemico (o legato ad AIDS), si manifesta tipicamente nelle persone già infettate con il virus dell'HIV, con un sistema immunitario indebolito dalla malattia.
  • Classico (o mediterraneo), colpisce soprattutto gli anziani originari delle regioni del Mediterraneo (per esempio la Sardegna), dell'Europa dell'Est e del Medio Oriente, aree nelle quali l'infezione da HHV8 è piuttosto diffusa.
  • Endemico (o africano), riguarda le popolazioni dell'Africa equatoriale, dove l'infezione da HHV8 è molto diffusa, e colpisce spesso persone di età inferiore a 40 anni. In parallelo alla diffusione dell'AIDS nel continente africano è aumentato anche il numero di sarcomi di Kaposi epidemici.
  • Iatrogeno (o associato a trapianto), si riscontra in persone sottoposte a trapianto di organo. Questi particolari pazienti seguono terapie che riducono le difese immunitarie allo scopo di contrastare il rigetto del nuovo organo. Le basse difese danno il via libera a molti agenti patogeni, fra cui il virus HHV8, e aumentano il rischio di sarcoma di Kaposi.

Sintomi

Il segno identificativo del sarcoma di Kaposi è rappresentato da lesioni cutanee, macchie rosso-violacee o noduli che si possono formare in diverse parti del corpo. Nei maschi anziani colpiti dalla variante classica in genere le lesioni si manifestano alle dita dei piedi e agli arti inferiori, mentre nella forma epidemica del tumore dapprima compaiono nella parte superiore del corpo e sulle mucose per poi diffondersi e ricoprire ampie aree della pelle.

Molto spesso le lesioni non danno sintomi, ma a volte possono causare prurito soprattutto alle gambe, alla regione dell'inguine e attorno agli occhi. I sintomi variano comunque a seconda della posizione e della gravità delle lesioni: quelle del cavo orale, presenti soprattutto sul palato e sulle gengive, possono causare problemi nel nutrirsi o nel parlare, mentre la malattia presente a livello gastrointestinale può portare a malassorbimento dei nutrienti o a pericolose ostruzioni. In effetti, se il tumore si sviluppa a livello degli organi interni le conseguenze possono essere anche molto gravi e i sintomi variano a seconda dell'organo interessato: sanguinamento e in alcuni casi conseguente anemia se il tumore è nel tratto digestivo, difficoltà respiratorie se colpisce i polmoni, eccetera.

 

Diagnosi

Se compaiono sintomi che possono far pensare al sarcoma di Kaposi (come le lesioni rossastre sulla pelle o sulle mucose) è di primaria importanza rivolgersi al medico che si preoccuperà di effettuare una visita completa e accurata e di raccogliere informazioni sulla storia clinica, cioè sulla presenza di eventuali altre malattie, sugli interventi chirurgici ai quali ci si è sottoposti in passato, sulle abitudini sessuali e su altri fattori che possono esporre al rischio di infezione da virus HHV8 o HIV.

La biopsia resta comunque l'esame fondamentale per diagnosticare con certezza un sarcoma di Kaposi. Si preleva un piccolo campione di tessuto a livello della lesione sospetta e lo si analizza al microscopio alla ricerca di cellule tumorali. Per capire se il sarcoma ha colpito i polmoni, viene effettuata in genere una radiografia o una TC del torace ed eventualmente anche una broncoscopia, che permette di guardare, grazie a una speciale sonda, all'interno del polmone e di prelevare campioni di tessuto da analizzare in seguito al microscopio. L'endoscopia gastrointestinale viene utilizzata invece per verificare la presenza di sarcoma nell'intestino: anche in questo caso si utilizza una sonda o speciali telecamere "da ingerire" grandi quanto una pillola.

Evoluzione

Definire lo stadio di un tumore significa capire quanto il tumore è diffuso e in quali organi, ed è un'operazione essenziale anche per scegliere il successivo trattamento.

Al momento non esiste un sistema ufficiale per la stadiazione di tutti i tipi di sarcoma di Kaposi, ma molti medici utilizzano, soprattutto per il sarcoma legato ad AIDS, quello dell'AIDS Clinical Trials Group che prende in considerazione tre fattori:

  • estensione del tumore (T);
  • stato del sistema immunitario (I) sulla base del numero di cellule CD4 (un tipo di cellule del sistema immunitario) presenti nel sangue;
  • presenza di malattie sistemiche (S)

Questo sistema si differenzia da quelli tipici utilizzati per i tumori e che analizzano estensione del tumore (T), stato dei linfonodi (N) e presenza di metastasi (M) perché nel sarcoma di Kaposi legato ad AIDS l’estensione e la diffusione del tumore sono strettamente condizionati da altri problemi legati all’infezione da HIV e in particolare al non perfetto funzionamento del sistema immunitario.

Come si cura

La terapia più adatta per il sarcoma di Kaposi dipende dal numero, dalla posizione e dalle dimensioni delle lesioni, ma anche dalle condizioni del sistema immunitario della persona che deve affrontare il trattamento. Nei pazienti con sarcoma di Kaposi è innanzitutto molto importante curare le carenze a livello del sistema immunitario o eventuali infezioni legate proprio all'efficacia ridotta delle difese. In alcuni casi le terapie antiretrovirali, utilizzate dal paziente per tenere sotto controllo il virus HIV, rappresentano il trattamento anche per il tumore, mentre nelle persone che hanno affrontato un trapianto può essere utile diminuire o cambiare i farmaci anti-rigetto che riducono le difese immunitarie.

In alcuni casi, soprattutto in presenza di poche lesioni della pelle localizzate in zone molto esposte come per esempio il viso, si scelgono le cosiddette terapie locali, applicate direttamente sulla lesione. Una di queste terapie si basa sulla criochirurgia che distrugge le lesioni congelandole con azoto liquido. Altre terapie locali sono la chemioterapia intralesionale che consiste nell'iniezione di una piccola dose di chemioterapico direttamente nella lesione o il trattamento fotodinamico nel quale viene somministrato al paziente uno speciale farmaco che si deposita in misura maggiore nelle cellule tumorali che in quelle sane: grazie alla luce il farmaco si attiva e distrugge le cellule del tumore.

La radioterapia viene utilizzata come principale strumento per trattare il sarcoma di Kaposi, in particolare quando la malattia è presente solo in poche aree, ed è efficace anche nel ridurre alcuni sintomi come il dolore, mentre la chirurgia è utile solo nel caso in cui le lesioni da rimuovere siano poche e di piccole dimensioni. La chemioterapia sistemica - che raggiunge cioè tutti i distretti del corpo - per il sarcoma di Kaposi prevede soprattutto l'utilizzo di farmaci che appartengono al gruppo delle antracicline, utilizzati anche per altri tumori (tumore del seno, linfomi eccetera). In particolare si possono utilizzare le antracicline liposomiali, farmaci nei quali l'antraciclina è racchiusa in una speciale sfera - il liposoma - che aiuta la molecola a raggiungere il tumore e riduce gli effetti collaterali. Spesso i pazienti trattati con chemioterapia mostrano miglioramenti, anche se la malattia non scompare del tutto: è possibile a volte interrompere momentaneamente il trattamento che è particolarmente pesante per il sistema immunitario, già debilitato in molti dei pazienti con sarcoma di Kaposi. Tra le terapie più recenti si devono citare le cosiddette terapie biologiche che aiutano il sistema immunitario ad attaccare le cellule del tumore: una di queste si basa sull'interferone alfa che però non è efficace in tutti i pazienti. Sono in fase di studio e sperimentazione anche nuovi approcci terapeutici per il sarcoma di Kaposi che utilizzano, per esempio, farmaci che bloccano la formazione di nuovi vasi sanguigni, farmaci già in uso per altri tipi di tumore, farmaci immunoterapici, nuovi vaccini e combinazioni di farmaci antiretrovirali (in grado, cioè, di bloccare i virus) e molecole che hanno come bersaglio HHV8.

Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.

  • Agenzia Zoe