Screening per il tumore del seno

Una diagnosi precoce è oggi sempre più frequente grazie ai programmi di screening effettuati con la mammografia nelle fasce di età raccomandate.

Ultimo aggiornamento: 10 settembre 2015

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Quello del seno è il primo tipo di tumore per diffusione e mortalità nella popolazione femminile. Allo stesso tempo, grazie alle maggiori conoscenze delle caratteristiche di questo tumore e ai progressi nella diagnosi precoce e nel campo farmacologico, le sue probabilità di cura oggi sono molto aumentate.

Una diagnosi precoce è oggi sempre più frequente grazie ai programmi di screening effettuati con la mammografia nelle fasce di età raccomandate.
L'ecografia, invece, che può essere utile solo in casi particolari, soprattutto nelle donne più giovani, o per approfondire la natura di un nodulonon è raccomandata in generale come test di screening in sostituzione o in aggiunta alla mammografia.

La parola all'esperto

L'oncologo medico Lucia Del Mastro parla degli esami di screening previsti per diagnosticare precocemente il tumore della mammella nella popolazione generale e nelle donne che hanno una mutazione nei geni BRCA1 e BRCA2 o che hanno avuto una precedente diagnosi di tumore che ha previsto l'irradiazione del torace nella fascia d'età tra i 10 e i 30 anni.

Che cos'è la mammografia

La mammografia è un esame radiografico che consente di visualizzare precocemente la presenza di noduli non ancora palpabili che possono essere dovuti alla presenza di un tumore. (Per i consigli pratici consulta la voce mammografia nella Guida esami).

All'interno dei programi di screening l'esame viene effettuato in due proiezioni radiografiche, sia dall'alto sia lateralmente, e i risultati vengono valutati separatamente da due radiologi, per garantire una maggiore affidabilità della diagnosi.

Chi la deve fare e quando

Lo screening per il cancro del seno, secondo le indicazioni del Ministero della salute italiano, si rivolge alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e prevede l'esecuzione ogni due anni della mammografia.

In questa fascia d'età si concentra infatti la maggior parte dei tumori del seno e, secondo gli esperti dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), la partecipazione allo screening organizzato su invito attivo con queste modalità e frequenza, in questa fascia di età, può ridurre del 40 per cento la mortalità per questa malattia. Ci sono molti studi che offrono stime diverse su questo tema, ma quella del 35-40 per cento resta attualmente la stima più affidabile.

Da tempo si discute dell'opportunità di anticipare questi controlli, e in alcune regioni italiane i programmi di screening già coinvolgono le donne più giovani, in particolare quelle tra i 45 e i 49 anni, con una mammografia ogni anno.

Secondo gli esperti dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), l'estensione della mammografia alle quarantenni, in questo caso con cadenza annuale, potrebbe garantire una ulteriore riduzione della mortalità per cancro al seno, sebbene inferiore a quella che si ottiene nella fascia 50-69 anni.

Allo stesso tempo, l'allungamento della vita e il protrarsi di un buono stato di salute inducono a pensare che possa essere vantaggioso prolungare la fascia di età in cui offrire lo screening fino a 74 anni, ma sui vantaggi di questa strategia l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro non ha ancora raccolto prove convincenti.

Che cosa succede se è positiva

In caso di positività, la donna viene invitata a eseguire una seconda mammografia, un'ecografia (Per i consigli pratici consulta la voce ecografia mammaria nella Guida esami) e una visita clinica che confermino l'effettiva presenza di un tumore, prima di procedere al trattamento che prevede, nella quasi totalità dei casi, un intervento chirurgico per rimuovere i tessuti malati.

Quali sono i limiti

Lo screening del tumore della mammella è ormai un'attività consolidata che ha dato dimostrazione di efficacia nel ridurre la mortalità per questo tumore. Nonostante ciò, ancora oggi, si dibatte sul rischio della sovradiagnosi, ovvero l'identificazione di una lesione tumorale che non sarebbe mai stata diagnosticata se la persona non avesse effettuato l'esame. Questo per due ragioni: o perché il tumore è caratterizzato da una crescita molto lenta o perché nel frattempo la persona sarebbe morta per altre cause.

Dal momento che oggi non esistono strumenti che consentono di prevedere quale lesione diventerà un cancro invasivo e quale rimarrà silente per anni, per una donna che si sottopone allo screening esiste il rischio di ricevere la diagnosi (e poi gli approfondimenti diagnostici e il trattamento) per una lesione che probabilmente non si sarebbe mai trasformata in un tumore invasivo. Nonostante ciò, le ricerche condotte fino a oggi fanno ritenere che questo rischio sia inferiore ai benefici che si ottengono eseguendo lo screening con la frequenza e nelle fasce di età raccomandate.

Perché il mio medico mi ha dato una diversa indicazione?

A volte i medici suggeriscono controlli più frequenti o ravvicinati per la presenza di fattori di rischio, per esempio diversi altri casi di tumore al seno o all'ovaio in famiglia, che aumentano la probabilità che un tumore al seno si sviluppi anche in giovane età.

Altri esperti basano le raccomandazioni sul fatto che un maggior numero di controlli permette di trovare un maggior numero di noduli: è importante ricordare tuttavia che la diagnosi e la terapia precoce sono preziose solo se riescono a ridurre la mortalità per la malattia, altrimenti la donna avrà subito gli effetti collaterali delle cure senza trarne effettivo vantaggio. Allo stato attuale delle conoscenze le prove scientifiche garantiscono questo rapporto favorevole tra rischi e benefici solo con le modalità e la frequenza indicate qui sopra.

Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.

  • Agenzia Zadig