La storia di Jelena

Jelena ha scelto AIRC per proseguire idealmente l’impegno del marito Enzo, che assicurava le cure migliori ai malati urologici

Per Jelena, croata di nascita ma oramai da tempo pugliese nell’animo, la decisione di intitolare alla memoria del marito Enzo una borsa di studio triennale AIRC non poteva rivelarsi più saggia: “Voglio che sia ricordato il suo lavoro di medico missionario, che ha dedicato la propria vita all’affinamento delle tecniche chirurgiche mininvasive in campo urologico, lavorando all’Ospedale F. Miulli - Acquaviva di Bari”.

In età già avanzata, da molti anni Jelena convive con un’artrosi che non le permette di deambulare, ma che non ha attenuato né la sua energia né due tratti molto evidenti del suo carattere, che ci tiene a sottolineare subito lei stessa: “Sono esigente e costante, come ben sanno i miei collaboratori”, dice con un tono di voce deciso, attenuato dal sorriso. I collaboratori sono due avvocati e un professore addetto stampa che si occupano della Fondazione Prof. Vincenzo Disanto che Jelena ha creato nel 2013, dopo la morte improvvisa del marito Enzo, con cui era sposata dal 1970.

Alla notizia che la selezione condotta dagli esperti di AIRC ha premiato una giovane ricercatrice che si occupa di urologia oncologica all’Istituto Clinico Humanitas – Rozzano di Milano, nel reparto guidato dal chirurgo che fu anche collaboratore di suo marito, è felice: “Non poteva capitare meglio” sorride soddisfatta e commossa. “Mi fa anche molto piacere che si tratti di una giovane ricercatrice donna”.

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Enzo l’aveva conosciuto l’anno prima al Pronto Soccorso della Croce Verde, dove lui lavorava per mantenersi mentre si specializzava in urologia. Lei ci era finita per un piccolo incidente mentre lavorava in una casa di moda, in cui collaborava quasi per caso dopo aver interrotto la carriera di interprete internazionale, che l’aveva portata a conoscere molti statisti di vari Paesi “non allineati”. 

Questo, prima di lasciare nel 1968 l’allora Jugoslavia per l’Italia: “Ho sempre avuto un debole per l’Italia, e d’altra parte l’italiano l’avevo imparato prima del croato, perché mio papà era nato a Padova”.

Negli oltre quarant’anni di vita insieme, mentre lui mette a disposizione di un numero sempre maggiore di pazienti le tecniche chirurgiche mininvasive d’avanguardia, lei fonda il Centro Italo-Croato Internazionale a Bari, fa traduzioni – oltre ad aver tradotto poeti italiani in slavo, tra cui le opere di Quasimodo e Montale, traduce molti poeti croati in italiano – e pubblica dei libri: la sua ultima opera si intitola Il sole a volte splende anche al Sud dedicato a suo marito Enzo. Per le attività umanitarie svolte durante la guerra sui Balcani, nel 1993 riceve la “Targa d’oro per la pace” della Repubblica Italiana e vari attestati di merito dai governi di Zagabria e Sarajevo.

Dalla scomparsa del marito Enzo, il suo obiettivo è chiaro: “Continuando la sua opera attraverso la Fondazione voglio offrire al sud un’assistenza d’eccellenza per i malati urologici, anche mantenendo viva la sua memoria”.

La Fondazione ha scelto di sostenere con AIRC un progetto permanente in ricordo di Enzo: “Questa Borsa di studio è solo l’inizio”. E aggiunge: “Decidendo di affidarci ad AIRC, che è un’istituzione competente e seria, capace di selezionare gli scienziati più brillanti, ci rendiamo conto di aver concretizzato quanto avrebbe fatto il Prof. Disanto”.