Perché non è stata ancora trovata “la cura contro il cancro”?

Il cancro non è una sola malattia, ma centinaia se non migliaia di malattie diverse e ogni tipo di tumore in ogni paziente richiede cure specifiche e differenti.

Ultimo aggiornamento: 25 ottobre 2017

Tempo di lettura: 6 minuti

In sintesi

  • Esistono almeno 200 forme di tumore categorizzate in base all’organo o al tessuto colpito e ogni tumore anche dello stesso tipo si comporta in maniera diversa in ciascun malato.
  • Non esisterà mai un’unica cura per tutti i tipi di tumore, ma esistono già tante cure diverse per tumori e pazienti diversi.
  • Il tumore cambia nel tempo e a volte sfugge alle terapie.
  • Le terapie “intelligenti” possono essere molto efficaci, ma solo in alcuni casi specifici di tumore.
  • Servono molto tempo e grandi investimenti per portare in clinica un nuovo farmaco.
  • Anche la prevenzione e le nuove tecnologie aiutano a trovare le cure per i tumori.

Malattie diverse e in evoluzione

Non è corretto parlare di cancro al singolare. Esistono, infatti, almeno 200 tipi diversi di tumore, classificati dal punto di vista clinico secondo diversi criteri: in base all’organo di origine (tumore del seno, del polmone, del colon eccetera) o al tipo di cellule da cui derivano (come i carcinomi che derivano da cellule epiteliali o dei tessuti che rivestono gli organi interni o i linfomi che derivano da cellule del sistema immunitario). Per molti di questi la ricerca ha messo a punto delle cure, ma non ancora per tutti. Con il progredire della ricerca e la conoscenza sempre più approfondita della biologia del cancro, i ricercatori hanno arricchito gli elementi distintivi attribuiti ai tumori con molte caratteristiche molecolari. Se si utilizzano anche queste per classificare i tumori, le centinaia di malattie diverse diventano migliaia. Sempre dalla ricerca arriva anche la consapevolezza che la cellula tumorale evolve nel tempo e a volte diventa resistente alle terapie inizialmente efficaci. Il cancro è dunque un insieme di malattie complesse e in evoluzione che non permette di trovare una singola cura definitiva.

Geni, molecole e persone

Un esempio pratico delle difficoltà che affrontano i ricercatori e i medici è quello del cancro del seno. Fra i tumori del seno si possono identificare quelli ER positivi (ovvero che presentano sulla superficie delle cellule uno specifico recettore per gli estrogeni), quelli PR positivi (con il recettore per il progesterone) o quelli Her2 positivi (con alti livelli della proteina Her2 sulla superficie cellulare). Ma ci sono anche i tumori del seno “tripli negativi”, che rappresentano il 15-20 per cento del totale e non presentano nessuna di queste caratteristiche molecolari. Come affrontare le diverse malattie? In molti casi i ricercatori sono già riusciti a trovare terapie efficaci e mirate contro i bersagli molecolari specifici delle cellule tumorali, ma non si tratta di una cura “universale” né tantomeno adatta a qualsiasi tumore al seno: tamoxifene e inibitori delle aromatasi sono farmaci efficaci nei casi di tumore ER positivo, ma non hanno alcun effetto se il tumore non esprime il recettore per gli estrogeni. Anche l’immunoterapia, che utilizza il sistema immunitario del paziente per combattere il tumore, non è efficace per tutti i pazienti: ancora una volta dipende dalle caratteristiche delle cellule tumorali alle quali si aggiungono le enormi differenze nel sistema immunitario, e non solo, dei singoli individui.

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Dal laboratorio al letto del paziente

Un’altra ragione per cui non si dispone ancora di terapie efficaci contro tutti i tumori è il lungo tempo necessario allo sviluppo di un nuovo farmaco e al suo ingresso in clinica. Un esempio è il caso di imatinib, noto con il nome commerciale di Gleevec, un farmaco introdotto nel 2001 che ha rivoluzionato il trattamento della leucemia mieloide cronica (LMC). Oggi nella maggior parte dei casi si riesce a guarire da questa malattia che prima dell’introduzione del farmaco era letale per quasi tutti i pazienti. La storia di imatinib parte però negli anni ’60 del secolo scorso quando i ricercatori scoprirono che le cellule della LMC presentavano un cromosoma anomalo, che venne chiamato "Philadelphia" in onore della città dove fu scoperto. Su questo cromosoma si è concentrata l’attenzione di molti studiosi nei decenni a seguire. Nel 1993 fu identificato un composto chiamato STI571 (imatinib), estremamente efficace in laboratorio e in seguito sperimentato anche in clinica. I primi studi negli esseri umani richiesero altri 5 anni (il primo è cominciato nel 1998) e solo nel 2001 il farmaco fu approvato dalle autorità regolatorie per l’uso in clinica. Le attuali conoscenze genetiche e molecolari velocizzano notevolmente la prima parte del lavoro, quella legata al laboratorio, ma sono comunque necessari anni prima che un nuovo farmaco ottenga l’approvazione all’uso nei pazienti.

Non solo farmaci

Anche ammesso che possa esistere un’unica cura farmacologica per tutti i tipi di cancro, e non è il caso, questa dovrebbe fare i conti con ciò che avviene prima o allo stesso tempo della terapia farmacologica. Fondamentale per il successo di una cura è la diagnosi che dev’essere precisa e precoce. La diagnosi precoce è il risultato di numerose ricerche di tipo clinico ed epidemiologico, che consentono di conoscere meglio i sintomi e i fattori di rischio, e di tipo tecnologico, grazie alle quali si mettono a disposizione dei medici strumenti sempre più raffinati.
Una diagnosi tempestiva può davvero fare la differenza: oltre nove pazienti con tumore dell’intestino su 10 sopravvivono per più di cinque anni se il tumore è diagnosticato nelle fasi iniziali, per il tumore del seno la sopravvivenza a cinque anni è del 90 per cento in caso di tumore in fase iniziale rispetto al 15 per cento se il tumore è nelle fasi più avanzate e percentuali simili si osservano anche per il tumore ovarico, mentre per il tumore al polmone i numeri sono 70 e 14 per cento, rispettivamente.
Per la cura dei tumori operabili è anche molto importante la chirurgia e per tipi di tumore difficili da raggiungere da parte dei farmaci può essere opportuna la radioterapia.

Gli aspetti economici

Gli investimenti nella ricerca per la cura del cancro, a livello globale, sono davvero ingenti e da questo punto di vista stupisce che queste malattie non siano ancora debellate. È difficile fare calcoli precisi. . Ci ha provato uno studio i cui risultati sono stati pubblicati nel 2008 sulla rivista Molecolar Oncology, che ha stimato un investimento di oltre 14 miliardi di euro nel biennio 2004-2005, con gli Stati Uniti in prima fila tra i Paesi finanziatori. Può sembrare uno sforzo enorme se si pensa al cancro come a una malattia unica, ma se si suddivide l’investimento tra le migliaia di tipi di cancro si scopre che a volte la ricerca su un singolo tipo di tumore può ricevere meno fondi di altre malattie meno gravi e meno letali.

In conclusione

Una “pillola magica” in grado di curare tutti i tipi di tumori non esisterà mai perché il cancro non è una malattia, ma un insieme di malattie più o meno simili e in evoluzione che rispondono in maniera diversa e mutevole ai trattamenti. Per questo medici e ricercatori cercano tante soluzioni differenti al complicato e mutiforme problema del cancro (per la stessa ragione la prima regola da seguire, quando si incontra un medico o una persona che promette di curare tutti i tipi di cancro con un singolo rimedio, è diffidare).

Contro il cancro o, meglio, contro “i cancri”, bisogna continuare a investire nella migliore ricerca scientifica.

  • Agenzia Zoe